Alle terme, momenti di vita quotidiana

Era consuetudine dei Romani recarsi alle thermae pubbliche per prendersi cura del proprio corpo, esponendolo ai vapori che emanavano dall’acqua bollente o dalle sorgenti calde e praticando l’attività fisica,in modo da ottimizzare i conseguenti benefici. Al contempo, le terme erano il luogo ideale per incontrare persone importanti o anche semplici amici, per discutere di affari e di politica. I grandi stabilimenti termali diventavano, così, veri e propri centri di aggregazione, frequentati da uomini e donne di condizione libera di ogni età e anche da schiavi. L’intera struttura, che apparteneva allo Stato, era data in appalto al conductor.

Solitamente ci si recava alle thermae verso l’ora ottava e nona della giornata. Dopo aver corrisposto a uno schiavo incaricato il pagamento di un quadrante, si poteva accedere all’interno, nell’area della natatio, la piscina fredda del frigidarium. Subito dopo si accedeva agli spogliatoi, generalmente divisi tra uomini e donne. Gli uomini indossavano una tunica corta e leggera per proteggere il corpo dal clima fresco durante le attività, le donne sfoggiavano corte tunichette o bikini di cuoio. Indossata la tenuta termale, si passava nella palestra, un ampio cortile che conteneva le attrezzature per alcuni giochi tra cui la lotta, particolarmente amata dagli uomini, alla quale si partecipava quasi nudi, dopo essersi unti con il ceroma, un olio misto a cera, e cosparsi di polvere per migliorare la presa contro l’avversario. Le donne prediligevano il trochus, un gioco fatto di corse e giravolte che consisteva nell’inseguire un cerchio di metallo con un bastoncino, oppure si esercitavano a rinforzare le braccia sollevando pesi di pietra e piombo. Nelle palestre si praticavano anche altre attività, quali il pugilato, la scherma e i giochi con la pila, una palla piena di sabbia e piume.

Dopo l’esercizio fisico, il corpo veniva ripulito dal sudore e dalla polvere usando uno strumento di bronzo o ferro ricurvo: lo strigile. Solo allora iniziava il vero e proprio percorso termale che consisteva nel passare dal laconicum per il bagno di sudore, al tepidarium, al caldarium e, infine, all’acqua fredda e ritemprante della natatio. Tra la gente che sfruttava quest’ultima piscina per rilassarsi e fare un bagno fresco durante l’estate era consuetudine giocare con l’acqua o impegnarsi in dibattiti generalmente di argomento politico. Non c’era, invece, nessuno che nuotava, perché in epoca romana il nuoto non era riconosciuto come disciplina sportiva.

Villa di Orazione a Licenza, settore termale: calidarium (Foto Liceo Gullace)

Nelle terme erano presenti anche locali dedicati ai massaggi, eseguiti solitamente dagli schiavi che si occupavano dei padroni utilizzando oli profumati e asciugamani di lino o lana. Esistevano, inoltre, stanze ove si potevano acquistare accessori per l’igiene personale, o, ancora,piccoli spazi dedicati alla ristorazione e persino prostitute che offrivano come bevanda il vino.

Le terme non erano destinate solo al piacere del corpo, ma anche a quello della mente, secondo la famosa massima mens sana in corpore sano. Vi si potevano trovare, infatti, un teatro per ascoltare musica e poesia e una biblioteca con testi di letteratura greca e latina a disposizione dei lettori dietro pagamento effettuato all’ingresso.

All’esterno, passeggiando nei lunghi viali, si godeva della vista di fontane, sculture, musei e si poteva assistere a esibizioni di giocolieri, danzatori e mangiafuoco.

Il tutto terminava all’ora del tramonto.

Edifici termali erano presenti anche nelle dimore private, come ad esempio nella villa di Orazio. Ovviamente grandezza e ricchezza di una therma dipendevano dallo status sociale del proprietario.

Villa di Orazio a Licenza, Settore termale: particolare delle suspensurae del calidarium (Foto Liceo Gullace)