L’approvvigionamento idrico: le fistulae

L’approvvigionamento idrico di villae e domus era garantito da un sistema di tubature, che, sfruttando le derivazioni da acquedotti e cisterne, assicuravano gli usi domestici e rifornivano gli impianti termali. Di queste condutture, generalmente in piombo (fistulae aquariae plumbeae), talvolta in terracotta, si hanno numerosi esempi provenienti da tutte le regioni dell’Impero.

Una fistula veniva realizzata curvando una lamina di piombo intorno a un supporto rigido detto “mandrino calibrato”. Una volta assimilata la forma, che in sezione richiamava quella di una goccia, le due estremità venivano mantenute ferme mediante un corto manicotto e saldate longitudinalmente con una colatura di piombo. Tale tecnica di pseudo-saldatura veniva utilizzata anche per legare tra loro parti diverse di tubature. La superficie esterna risultava, perciò, irregolare, ma per lo più liscia. Essendo il piombo un materiale duttile, era possibile plasmarlo in varie forme, in modo da poter distribuire l’acqua in ogni parte dell’edificio. I tubi avevano, inoltre, nome e diametro differenti a seconda della quantità di acqua che portavano, calcolata dai Romani in base ad un’unità di tempo: la quinaria. In età augustea vennero stabiliti criteri per i calibri delle diverse tubature in considerazione del peso e della larghezza della lamina utilizzata. I risvolti negativi dell’utilizzo del piombo erano l’elevato costo del materiale e la necessità di avvalersi di manodopera altamente specializzata.

Caratteristica è la presenza sui tubi di iscrizioni, ossia di marchi in rilievo, che hanno sovente permesso agli studiosi di identificare con sicurezza i proprietari delle ville. I nomi potevano indicare, infatti, il padrone della villa – e allora si trovano in caso genitivo – oppure chi aveva commissionato il lavoro, l’artefice del tubo (plumbarius) o, ancora, chi aveva progettato l’edificio. Le fistulae plumbeae con l’iscrizione del fabbricante Caius Iulius Priscus, ad esempio, ritrovate nella villa di Orazio ed esposte al Museo Oraziano di Licenza, hanno consentito di datare fra il 69 e il 96 d.C. gli interventi di regolarizzazione della collina, effettuati per garantire l’approvvigionamento idrico tramite condutture provenienti da Ovest.

Fistulae plumbeae dalla Villa di Orazio (Licenza, Museo Oraziano) (Foto Liceo Gullace)